Downsizing: la nuova era dei propulsori
Da qualche anno a questa parte, nel mondo dell'automotive si sente parlare sempre più spesso di downsizing, termine che diventa sempre più protagonista in questo settore, capace di dettare regole riguardanti il processo di studio e produzione dei nuovi propulsore.
Infatti il termine downsizing è una parola piuttosto nuova, coniata agli inizi degli anni 2000, e che va di pari passo con altri termini come cambiamento climatico ed inquinamento.
All'inizio, quando si sentiva parlare di downsizing, tutti pensavano che si andasse incontro ad una riduzione delle dimensioni delle strutture dei veicoli, con mezzi più piccoli e leggeri.
Beh, non è proprio questo quello che intende rappresentare il termine downsizing.
Infatti con questa parola si intende descrivere una diminuzione delle "taglie" delle cilindrate dei propulsori, diminuzione che permette di alleggerire il corpo vettura così renderla più prestazionale e piacevole alla guida, permette di beneficiare delle agevolazioni sulle tasse e i costi di mantenimento del veicolo, di abbattere i consumi e, ovviamente, creare motori sempre più green.
Il downsizing a favore dell'ambiente
Negli ultimi anni il tema del cambiamento climatico è sempre più al centro di ogni dibattito internazionale, protagonista delle manovre strategiche di ogni stato, e soggetto a stringenti regolamentazioni.
Si creò così la necessità di puntare sempre di più sulla creazione di motori a basse emissioni, preformanti, efficienti e che rispettassero l'ambiente.
Sicuramente il notevole progresso tecnologico degli ultimi anni ha contribuito non poco a questo cambiamento, permettendo di incrementare il livello di tecnologia sui propulsori, con l'adozione dell'inizezione diretta e la sovralimentazione, anche adottata sui motori a benzina, dando piano piano l'addio ai vecchi motori aspirati.
Questo passaggio permise di migliorare l'efficienza generale dei motori, di realizzare propulsori più leggeri e prestazionali sotto ogni punto di vista.
Questa transazione quindi, dai vecchi motori aspirati a quelli sovralimentati, ha permesso di ridurre in modo sostanziale le cilindrate, e da qui appunto deriva il termine downsizing.
Oltre all'adozione dei motori turbo compressi e dell'inizezione diretta, nel corso degli anni sono entrate in gioco moltissime altre tecnologie che hanno permesso alle case automobilistiche di incrementare il processo di downsizing dei propri propulsori, come ad esempio l'ibrido, ovvero la combinazione di un motore termico con uno elettrico.
L'avvento dell'ibrido è stata forse la svolta che ha permesso più di tutti di progettare e realizzare motori di cilindrate molto ridotte, quindi con emissioni molto basse, pur mantenendo, se non addirittura alzando, il livello delle performance generali del veicolo rispetto alle precedenti generazioni di motori.
Quella del downsizing però non è un processo totalmente volontario da parte delle case automobilistiche, bensì si tratta di una conseguenza derivante dalle sempre più stringenti regole imposte dai governi, i quali hanno costretto le case automobilistiche a trovare soluzioni sempre più innovative per restare competitive sul mercato e proporre veicoli che siano in grado di rispettare le normative e, soprattutto, le eisgenze degli automobilisti.
Andiamo ora a vedere più nel dettaglio alcuni esempi nei quali la riduzione sostanziale dei propulsori, ovvero il processo di downsizing, ha permesso di migliorare in modo notevole le performance del veicolo ed abbattere le emissioni.
Fiat Panda: un'incona al passo con i tempi
Come esempio per eccellenza prendiamo in esame l'iconica Fiat Panda, gloriosa auto che ha fatto e, tutt'ora fa, la storia dell'automobilismo italiano.
Si tratta di una vettura facente parte del segmento delle citycar, affidabile, comoda, adatta all'uso di tutti i giorni e senza troppe pretese. Inizialmente, o meglio, fino a poco tempo fa, era equipaggiata con il mitico propulsore 1.2 FIRE, che ad oggi è stato rimpiazzato con un innovativo 1.0 a 3 cilindri della nuova famiglia di propulsori di casa Fiat, ovvero la FireFly.
Questo nuovo propulsore apre le porte al mondo dell'elettrificazione con l'abbinamento al motore termico di un propulsore elettrico che promette di incrementare le performance di addirittura 5 cv in più in accelerazione e 20Nm.
Insomma, nonostante il passaggio da un 1.2 a benzina, ad un 1.0 a 3 cilindri, le prestazioni sono decisamente migliorate, oltre ad avere un impatto più green sull'ambiente e consumare di meno.Mercedes traina il downsizing
Anche la casa costruttrice di Stoccarda, la Mercedes, rappresenta uno dei costruttori che più ha stravolto la propria gamma di propulsori, mandando in pensione motori che hanno fatto la storia e rimpiazzandoli con gruppi termici più evoluti ed efficienti.
È infatti il caso degli storici propulsori 2.2 litri a 4 cilindri con alimentazione a gasolio, motori che per moltissimi anni hanno fatto la storia delle vetture Mercedes, contraddistinti da performance molto elevate, consumi ridotti e un'affidabilità ai massimi livelli.
Oggi lo storico propulsore Mercedes è stato sostituito da una nuova generazione di motori sempre a 4 cilindri ma con una cilindrata di 2.0 litri, declinato in moltissime varianti e in gradi di equipaggiare un vastissimo numero di vetture presenti nel catalogo della casa di Stoccarda.
Questo nuovo 2.0 litri OM654 è affiancato da un gruppo elettrogeno mild-hybrid EQ Boost, che in accoppiata con il motore termico è in grado di andare a sviluppare potenze piuttosto interessanti, dai 200 ai 265 cavalli.
I propulsori da 265 cavalli, ovvero quelli denominati dalla sigla 300d, vanno a sostituire anche i vecchi 6 cilindri turbodiesel, il tutto senza incidere minimamente sulle performance, che contrariamente a quello che si possa pensare sono addirittura superiori.
Toyota Land Cruiser: anche i più duri cambiano
La Land Cruiser, fuoristrada della casa giapponese Toyota che ha fatto la storia dell'off-road per decenni, e che tutt'ora è in grado di fare scuola alle nuove generazioni.
Questo fuoristrada è considerato un vero e proprio mito per la robustezza e l'instacabilità del suo propulsore 3.0 litri a 4 cilindri, motore che permetteva a questo veicolo di affrontare le prove più dure e nelle condizioni più estreme senza battere ciglio.
Le sempre più stringenti norme antinquinamento hanno costretto anche il colosso giapponese ad intervenire sui propri motori per abbattere le emissioni, compreso il 3.0 litri della serie KD della Land Cruiser.
Infatti è stato rimpiazzato da un'unità sempre 4 cilindri ma con una cilindrata ribassata a 2.8 litri, che fa alzare la potenza da 163 CV a 204 CV e 500 Nm di coppia.
Questa nuova unità è stata in grado di abbattere il livello di emissioni del veicolo, oltre a diminuire i consumi fino al 12% in meno.
Questa è un po' la filosofia del downsizing, puntare molto sulla tecnologia e sull'elettrico, diminuendo le cilindrate dei motori termici in favore dell'ambiente e dei costi di gestione, il tutto però senza rinunciare a prestazioni e piacevolezza di guida.